“Il mio Purgatorio, Dante profeta di speranza”
Una mostra itinerante per interrogare Dante sul senso della vita.
Illustrazioni di Gabriele Dell’Otto
Testi di Franco Nembrini
>> Dall’8 settembre al 13 ottobre 2024 <<
Santuario dell’Addolorata. porticato del Collegio degli oblati
Corso Europa, 228 – Rho (Mi)
La mostra avrà una speciale attenzione ai più giovani, in particolare al mondo della scuola, dove troverà diffusione anche per il tramite di progetti proposti dal Centro di Solidarietà di Rho a tutte le scuole della nostra zona con la possibilità di visite guidate che coinvolgeranno attivamente gli studenti.
Ingresso libero
Orari di apertura:
> lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 13
> martedì e giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19
> sabato e festivi dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30
Informazioni visite guidate gratuite:
+39 338 3628388
>> Scarica il volantino di invito <<
Perché come scrive Franco Nembrini: “Vale la pena fare la fatica di leggere Dante? Ne vale la pena se si parla con lui, cioè se si entra nella letteratura con le proprie domande, i propri drammi, il proprio interesse per la vita. Allora, improvvisamente, Dante parla e risponde. Parla al nostro cuore, alla nostra intelligenza, al nostro desiderio. Un dialogo che una volta cominciato dura tutta la vita”.
Sono 33 le tappe, scandite da altrettante illustrazioni a corredare approfondimenti e riflessioni. Delle tre cantiche della “Divina Commedia”, il Purgatorio è quella che più facilmente possiamo sentire nostra. Rimanda alla domanda drammatica da cui tutto il cammino del Purgatorio muove: si può ricominciare? Il male c’è, ma davvero è l’ultima parola? La stessa domanda la pone Nicodemo a Gesù: “Come può un uomo nascere quando è vecchio?” (Gv 3,4). La risposta è lapidaria: “Dovete rinascere dall’alto” (Gv 3,7). Vale a dire: da soli non è possibile, occorre qualcuno che ci risollevi; serve un gesto di misericordia.
A reggere tutta l’architettura del Purgatorio è la parola-chiave misericordia, perché esprime la natura di Dio. Ma ci sono altri termini che aiutano a capire perché la seconda cantica dantesca è quella in cui più facilmente possiamo immedesimarci. Il Purgatorio è anche la cantica del tempo, del cambiamento possibile, in cui rinascere e ricominciare. Nel presente, poiché il passato non c’è più e il futuro deve ancora arrivare. Il Purgatorio è il luogo della pazienza: di Dio, che dà il tempo di comprendere; e degli uomini, perché imparino a non lasciarsi abbattere da errori, fallimenti, ricadute. Le ultime parole di Virgilio a Dante, il congedo del maestro dal discepolo, sono l’affermazione della conquistata libertà (Purg. XXVII, vv. 139-142): “Non aspettar mio dir più né mio cenno; libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch’io te sovra te corono e mitrio”. Il Sommo Poeta è libero: non è più schiavo di circostanze o istinti, ma è capace di giudicarli e viverli alla luce del proprio desiderio più vero.
La mostra “Il mio Purgatorio” è il seguito ideale de “Il mio Inferno” che, lo scorso anno, ha accompagnato più di 3100 visitatori tra i gironi danteschi e che prosegue il suo cammino.